Pubblichiamo l'articolo di Walter Veltroni scritto per l'edizione odierna de l'Unità.
Rivoglio il suo sorriso
Che gioia. Ingrid è libera. L’avevamo sperato mille volte ma ora la notizia finalmente arriva. Sei anni lunghissimi, sei anni che sembravano infiniti imprigionata nella foresta. Ma questa donna, che il mondo non conosceva e che ha imparato ad amare, non si è fatta piegare da una prova così dura. Con l’Unità ho condiviso anche quest’ultima campagna per la candidatura di Ingrid Betancourt al Nobel per la pace. È stata una campagna utile, perché mobilitare le coscienze è come tenere accesa una luce capace di squarciare quel buio che i suoi carcerieri volevano rendere impenetrabile attorno a lei. Per lei, ormai da anni, in tanti si erano impegnati. A Roma il suo ritratto era stato tante volte sulla grande scalinata del Campidoglio, personalmente ero stato a Caracas per manifestare coi sindaci di altre capitali per la sua liberazione e nelle mani di suo marito avevo consegnato il premio che la capitale assegna a chi è più impegnato per la pace.Ingrid ha sempre combattuto per la pace nel suo Paese, per la libertà e la giustizia per il suo popolo. E quindi l’idea di una combattente per la libertà che riconquista la propria libertà non può che riempirci di gioia. Per prima cosa mi viene da pensare alla sua famiglia: anche in questi giorni mi ero tenuto in contatto con la madre, avevo colto una grande voglia di sperare, ma anche un terribile dolore. Per lei, per il marito e i figli di Ingrid è la fine di un lunghissimo incubo, è una felicità enorme. Ora aspetto, aspettiamo, una sua immagine: per essere rassicurati sulla sua salute che tanto ci aveva preoccupato, per rivederla libera, con un sorriso sul volto. Voglio rivedere i suoi occhi non più bassi ma sorridenti e coraggiosi.
Walter Veltroni