mercoledì 14 aprile 2010

Morire di burocrazia e indifferenza, in Lombardia

Rachel Odiase aveva 13 mesi. Poco più di un anno, una sorella di due anni e due genitori nigeriani. Rachel non sapeva ammalandosi, che quando suo padre, 6 settimane prima, aveva perso il suo posto di lavoro lei aveva perso il suo diritto alla salute.
Si chiamava Rachel Odiase ed è morta il 5 marzo scorso all’ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio, probabilmente perché la sua tessera sanitaria non era stata rinnovata.
I deputati del PD: “Abbiamo proposto una interrogazione parlamentare al ministro Fazio, per fare chiarezza sul caso della morte della bambina nigeriana, di 13 mesi, avvenuto dopo il presunto mancato ricovero nella struttura ospedaliera di Cernusco. Per capire le motivazioni, in merito al comportamento, degli operatori dell'Azienda Sanitaria di Cernusco in provincia di Milano. Crediamo che sia giusto comprendere bene come siano andate le cose accertando tutte le eventuali responsabilità, anche attraverso un’inchiesta interna del Ministero della Salute”.
L’ospedale smentisce di aver rifiutato le cure a causa della tessera sanitaria scaduta, mentre il senatore del Pd Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale annuncia di aver dato disposizioni ai Nas perchè aprano un'istruttoria sul caso.
Perché quando nella notte del 3 marzo i suoi genitori, preoccupati dai violenti attacchi di vomito della piccola sono andati in ospedale a lei e la sua tessera sanitaria scaduta non sono state date le cure che meritava. Ancora non sappiamo di cosa sia morta Rachel, sicuramente di Burocrazia.
Portata all’ospedale “Uboldo” di Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano, dal 118, dopo una breve visita, “non l’hanno neanche spogliata”, dice la madre, è stata dimessa con la prescrizione di una medicina e il certificato che riporta la dicitura. “buone condizioni generali”. Ora d’entrata 00.39, uscita alle 00.45. 6 minuti, tra accettazione e visita.
La coppia vaga in cerca di una farmacia di turno, senza trovarla. Intanto sono le 2 di notte e Rachel sta sempre peggio. Sempre più spaventati e preoccupati i genitori tornano al pronto soccorso, vogliono che sia visitata e ricoverata se necessario. E qui la notizia: “Non possiamo visitarla ancora o ricoverarla. La tessera sanitaria della bambina è scaduta”
Tommy Odiase, il padre della piccola, è in Italia da 13 anni, ha un permesso di soggiorno da residente che deve rinnovare ogni sei mesi ma che scade in caso di disoccupazione. Per ottenere il rinnovo della tessera sanitaria per sé e le sue due figlie, deve presentare una serie di documenti che ne attestino la posizione, fra i quali la busta paga dell’ultimo mese. Licenziato sei settimane prima, la pratica si è trasformata in un incubo. Al rifiuto dei medici, il padre, s’infuria. Urla, vuole attenzione. Allora, qualcuno dell’ospedale chiama i carabinieri, per allontanarlo. L’intervento delle forze dell’ordine porta ad una soluzione momentanea: Rachel viene ricoverata in pediatria. Sono le 3 di notte, “ma fino alle otto del mattino nessuno la visita o le somministra alcuna flebo, nonostante nostra figlia avesse fortissimi attacchi di dissenteria e non riuscisse più a bere nulla”, raccontano i genitori. La sera del giorno dopo la situazione è critica, accanto al lettino spunta un monitor per tenere sotto costante controllo il battito cardiaco. Sono le cinque e mezza, dopo mezz’ora di manovre di rianimazione, non c’è più nulla da fare, Rachel è morta.
Ci si chiede se nel 2010, in Italia, nella civilissima Lombardia, si possa ancora rifiutare le cure ad una bambina, perché la sua tessera sanitaria è scaduta. Ci si chiede, se lo domandano i genitori, se sarebbe accaduta la stessa cosa se Rachel fosse stata figlia d’italiani.
I carabinieri hanno acquisito le cartelle cliniche, gli Odiase hanno denunciato i medici e l’ospedale per omicidio colposo e la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta con la stessa accusa contro ignoti. I risultati dell’autopsia saranno pronti il 12 maggio. Ma intanto sappiamo che Rachel è morta di burocrazia e indifferenza. "Fatti del genere non dovrebbe verificarsi in un paese civile. Mi domando sulla base di quale indirizzo i responsabili della struttura ospedaliera di Cernusco abbiano rifiutato le cure a una bambina di 13 mesi opponendo un mero impedimento burocratico. Mi domando quale sia la mente perversa e potenzialmente omicida che ha congegnato una tale indicazione". E' durissimo jean Leonard Touadi, deputato democratico di origine congolese: "Ho presentato un'interrogazione alMinistro della Salute Fazio, chiedendogli di spiegare quanto accaduto. Stessa richiesta andrebbe rivolta al Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, sempre prodigo di parole a difesa della vita e della famiglia. Questa vicenda dimostra ancora una voltache il germe letale della discriminazione si sta sempre piùdiffondendo in Italia.
Questo clima di diffidenza ediscriminazione legalizzata dello straniero può uccidere.
Che paese è quello dove una bambina di soli 13 mesi muore perché l'ospedale ha preferito guardare le carte anziché la vita? Che paese è quello dove la difesa della vita vale in astratto per l'embrione e il malato terminale ma non per le persone vere in carne e d'ossa con i loro diritti calpestati dal cattivismo degli araldi dell'"identità cristiana delle nostre terre"? Che paese è quello dove lo stesso Gesù fuggito e accolto in Egitto avrebbe trovato sbarrate le porte di una terra chiamata "Padania" ? Che paese è quello dove i bambini senza soldi sono esclusi dalla mensa scolastica e lasciati affamati nella ricca terra vicentina? Che paese è? Che Italia è diventata dove queste notizie trovano e lasciano l'istante di un'emozione poi si passa ad altro. Rachel morta per il cattivismo leghista diventato legge è una parte di noi che muore. Non mi piace questo paese. Non voglio essere questo paese. Questa volta esigiamo risposte chiare, una responsabilità".