mercoledì 22 ottobre 2008

Un piano per il federalismo

Il PD ha un'altra concezione del federalismo fiscale. Per noi il federalismo fiscale non è fine a sé stesso. E' un mezzo per costruire uno Stato e un sistema delle autonomie territoriali più efficiente. Per aumentare la coesione e diminuire le disuguaglianze tra Nord e Sud. Per rinnovare il sistema pubblico affinché diventi un fattore di crescita complessiva del Paese, rendendo più efficiente ed efficace l'erogazione dei servizi di welfare. Questa è una parte fondamentale del piano del Partito Democratico sul federalismo fiscale a supporto della riforma costituzionale illustrata questa mattina da Anna Finocchiaro, in una conferenza stampa con Sergio Chiamparino, Dario Franceschini, Marina Sereni e Mariangela Bastico.Il PD propone una commissione bicamerale per dare via libera ai decreti relativi sia al federalismo fiscale, sia alla Carta delle Autonomie e un patto per la convergenza tra le diverse aree del paese per raggiungere uguali standard e costi. Una proposta dunque per correggere le alcune evidenziate dall'attuale bozza Calderoli. Infatti per il capogruppo al Senato c'è “l'impressione che la Lega abbia ottenuto la bandierina per rassicurare i suoi elettori e militanti, ma in realtà la bozza Calderoli è un prodotto impreciso e imperfetto con margini di rischio molto seri''. Il compito della commissione Bicamerale sarebbe quello vegliare sull'attuazione del federalismo fiscale, suggerendo gli eventuali opportuni aggiustamenti. “Le riforme vere non sono gratis – ha dichiarato Sergio Chiamparino, ministro ombra Riforme per il federalismo - e qui i soldi non ci sono. Sappiamo bene che è una legge delega che non può andare oltre i principi, ma non si può non accompagnare ad una simulazione di spesa per capire gli effetti finanziari che avrà”. Bisogna evitare che il federalismo fiscale venga confinato “in un binario morto”.Esiste un modello da seguire: il sistema della “convergenza economica dell'Unione Europea” che garantisce la realizzazione di standard e di costi uguali, che non si limita solo a stabilire le assegnazioni finanziarie ma vincola i territori al raggiungimento di obiettivi di servizio quantificati e verificati. Davanti agli slogan propagandistici del governo Berlusconi, il PD giudica troppo generico il contenitore in cui viene inserito il disegno di legge di riforma federalista dell'esecutivo. In particolar modo per ciò che riguarda la materia fiscale esistono troppi vuoti legislativi per potrebbero dar luogo a deleghe in bianco all'esecutivo. Il Ddl appare troppo segnato dalla volontà di strappare un consenso preventivo ai diversi interlocutori, per cui incorpora in modo confuso e contraddittorio ogni sorta di richiesta specifica rischiando così di produrre un aumento della pressione fiscale. A tale proposito, Mariangela Bastico, ministro ombra dei rapporti con le regioni, ha osservato: “Abbiamo un federalismo sbandierato ma un centralismo praticato. Il PD non ci sta a questa impostazione". Il partito democratico depositerà in Parlamento delle proposte di legge per una Carta delle autonomie locali, per migliorare l'efficacia del sistema pubblico e per attuare il federalismo fiscale.