Sono da poco le 18.30, quando il premier e prossimo neo-segretario, presidente, proprietario e amministratore delegato del Pdl sale sul palco per un'interminabile sequenza di frasi ad hoc che ripercorrono la sua vita politica, i suoi successi e per denigrare la Sinistra, oggi finalmente sdoganata – ma non del tutto – del termine i “comunisti”. La scena dello show è ben coreografata: “inno alla gioia” di Beethoven, inno di Mameli e il loop “meno male che Silvio c'è”. Il parterre è quello delle grandi occasioni, tutti i leader nelle prime fila e tanti ragazzi. Soprattutto le ragazze sono tutte belle e giovani. Forse sono quelle che il Pdl si è permesso di scortare con l'esercito ricordando le parole del presidente del Consiglio l'indomani della successione di violenze e stupri a Roma e provincia. L'ammirazione è davvero tanta. Tutti ascoltano entusiasti le parole di Berlusconi. Entusiasti? Beh non proprio. Le telecamere impietose passano davanti la faccia di Gianfranco Fini che non è proprio allegra. Il Presidente della Camera se ne accorge e accenna un poco convinto applauso. Visto in un ottica partigiana – la loro - non c'è nulla di sbagliato in quello che dice il leader del Pdl. Solo che sembra la replica numero 1000 di un brutto spettacolo teatrale. Il copione è sempre lo stesso, fatto di tanti “io qui, io lì”, “la Sinistra qui, la Sinistra là”. E forse Silvio stesso se ne accorge e alza i toni cercando di scaldare gli animi non solo dei presenti ma anche di quelli che lo ascoltano in Tv. Ma come gli ricorda il segretario del PD, Dario Franceschini: "Sono sempre le stesse parole e gli stessi attacchi dal '94. Se ci riesce, faccia lo sforzo di guardare avanti". C'è un applauso a Napolitano garante della Costituzione (che vogliono cambiare, che ritengono inutile) e infatti concordiamo col segretario dei democratici: si tratta di "parole, parole, parole". Dietro c'è un elenco continuo di fatti, comportamenti e anche di affermazioni che sembrano subire ciò che la Costituzione prevede, cioè un equilibrio di poteri, non il paese nelle mani di una persona sola.... La politica estera: parlare di politica estera, per Berlusconi si riduce tutto agli happening con Putin in Costa Smeralda, agli abbracci con George W. Bush e gli elogi ai soldati impegnati in missioni straniere. Il resto è contorno. Lo è fare “cucu” al presidente tedesco, dare dell'abbronzato al presidente americano, mercificare Carla Bruni con il presidente francese, dare del kapò al leader dei socialisti europei e fare le corna nella foto di gruppo con tutti gli altri capi di governo. E alle europee? Mi candido ma non entro. Berlusconi si candida alle elezioni europee ma sa già che non potrà mai entrare nel parlamento europeo. La carica di Presidente del Consiglio che ricopre è incompatibile con il seggio da parlamentare europeo. E lui lo sa. Sarà costretto a dimettersi appena eletto.
Ci sono, come ha ricordato Franceschini, "26 capi di governo europei suoi colleghi che non si candidano alle elezioni europee". Insomma se l'amico Sarkò, la signora Angela e tutti gli altri non si impegnano è per evitare di ingannare gli elettori. "Nei prossimi mesi eviti dunque di impegnare il suo tempo in comizi elettorali e si occupi invece della crisi e dei problemi degli italiani" dice Franceschini. Poi ci sarebbe da parlare anche della visione europeista ed internazionale del miglior alleato di Berlusconi: la Lega. Ma questa è un'altra storia....