mercoledì 18 giugno 2008

La sicurezza nelle città e quella nei cantieri

Comunque la si calcoli, la contabilità sulla sicurezza non torna. In Italia ci sono 600 omicidi l'anno, più o meno quanti nella sola città di Los Angeles. Eppure la sensazione diffusa è l'assedio, il campo di battaglia, la perpetua notte dei morti viventi che ci aspetta al di là della soglia di casa, appena oltrepassate le telecamere che ci sorvegliano e ci proteggono.
Il volto del sindaco Letizia Moratti, prosciugato dalla tensione, non fa che confermare l'allarme. Non bastano più i 100 mila poliziotti, nè i 100 mila carabinieri. Ci vuole l'esercito: 2.500 ragazzi ben armati. Da distribuire come? Uno ogni 3 comuni (che sono 8mila)? Ma allora perchè non arruolarne 25mila? Eppure. Se è davvero la sicurezza a ossessionarci, come mai non altrettanta attenzione è dedicata a quella sul lavoro? Nelle fabbriche e nei cantieri si muore più del doppio, 1.300 salme l'anno, con fiammate anche spettacolari, come l'anno scorso alla Thyssen e l'altra settimana a Catania, con i telegiornali che lacrimano e i politici che portano i fiori della solidarietà e dell'indignazione da prima serata. Come mai il ministro Ignazio La Russa non ha ancora proposto l'impiego dei Bersaglieri a vigilanza dei cantieri? O quello dei Lagunari per stanare i reclutatori di manodopera clandestina? Gli operai liquidati per asfissia valgono meno di un tabaccaio ucciso per rapina? E la mafia, la camorra, la 'ndrangheta? Perchè ci spaventano meno dei nomadi che lavano vetri, chiedono l'elemosina, rubano qualche portafoglio? E perchè non ci allarma, ma anzi incassa consensi crescenti, un governo che organizza leggi contro i magistrati, dimezza i tempi delle prescrizioni, allestisce trappole contro le intercettazioni? Dovrebbero essere le incongruenze (e la potenza della propaganda) a farci un po' paura.

(Articolo di Pino Corrias - Vanity Fair 25 giugno 2008)