lunedì 14 luglio 2008

Per tutelare i bimbi rom le impronte non servono

Non si sa il vero nome. Non si conosce la data di nascita. Succede anche per bambini e ragazzi. L'ho visto di recente per minori provenienti da regioni africane e adottati in Italia; per autori di furti, per neonati denunciati all'anagrafe con nomi falsi. E' successo per minori rom, affidati, per esempio, nell'ambito di un campo nomadi a persone che si dicono, e non sono, i genitori.
L'intervento dell'autorità dovrebbe tendere a tutelarli, se sono vittime di abusi, traffici, reati; se vengono adibiti a crimini o mandati allo sbaraglio da adulti spregiudicati e malavitosi. Ed è anche necessario difendersi dai minori pericolosi e autori di reato.
In Francia si adottano misure severe per l'identificazione dei giovani pericolosi.
Ma per tutti, naturalmente. In Italia è già possibile identificare con le impronte dopo la commissione di un reato. Può essere necessario conoscere le generalità anche prima, sia per proteggere il minore, qualunque minore in situazione di rischio o pregiudizio, sia per ragioni di sicurezza e di ordine pubblico.
Se si volesse estendere l'uso delle impronte, si potrebbe magari prevedere una forma di garanzia e controllo, con l'intervento dell'autorità giudiziaria minorile. Insomma, l'attività di identificazione è necessaria e utile a molti fini e se ne possono migliorare le forme e le modalità. Ma con una norma che valga per tutti.
Una previsione limitata ai minori rom è all'evidenza assurda e pare, a tutta prima, incomprensibile. Come può il Governo, e il ministro Maroni che si è esposto in prima persona, non essersi reso conto del valore discriminatorio di una prescrizione imposta non in relazione a situazioni oggettive e soggettive valide per tutti, ma a una qualità personale di ambiguo significato "etnico"? Perchè i nomadi e non i minori stranieri non accompagnati, che sono una schiera? Davvero il problema dei campi nomadi - che richiede misure di sostegno, organizzazione, disciplina e vigilanza simultaneamente - ha una tale entità da far dimenticare la più generale e drammatica condizione minorile legata alla povertà, all'emarginazione, all'immigrazione?
Di giorno in giorno si riducono le risorse del servizio sociale e della giustizia minorile. Invece, si avanza nei campi nomadi con una determinazione che il buon senso di qualche prefetto e degli stessi agenti operanti rende meno sgradevole, ma non riesce a liberare da un'ombra: come mai solo i nomadi?
Come mai non si adottano procedure uniformi per tutti i minori, se lo scopo è quello dichiarato di tutelare la loro condizione di vita, secondo ciò che tanto insistentemente il ministro Roberto Maroni ripete? Perfino se fosse vero, non si potrebbe accettare un privilegio per i nomadi!
Ma sappiamo che non è così. Si vuole mantenere una promessa e soddisfare un'oscura richiesta di fondo discriminatorio, una ricerca di capri espiatori. In campagna elettorale si sono accarezzate simili ambiguità, esasperando la questione della sicurezza e ponendola in termini solo repressivi e talora espressamente odiosi.
Siamo, oggi, in una stagione in cui le garanzie dei diritti e della civiltà vengono aggredite e lese perfino con il gradimento nei sondaggi. Occorre allora ricordare che certe nefandezze di regime ottenevano il plauso di folle oceaniche e, verosimilmente, della grande maggioranza degli italiani, che sembrano adesso non ricordarsene e non vergognarsene abbastanza.
No, dunque, a quella che sembra una misura solo stolta, ed è peggio.